sabato 21 novembre 2020

Recensione "Bar Sport" di Stefano Benni




Non so se per voi è lo stesso, ma io mi sono reso conto di una cosa. Non tutti i film invecchiano bene, alcuni sono sempre belli, alcuni meno, ma soprattutto un vecchio film lo riconosci subito. La regia, la fotografia, i dialoghi, è tutto diverso.
Invece un libro non invecchia mai. I grandi classici sono sempre attuali, sebbene anche il modo di scrivere sia cambiato col tempo, inoltre un libro lo puoi leggere a distanza di anni dalla data della prima uscita senza perdere nulla.
Questo è ciò che accade quando si inizia a leggere "Bar Sport" di Stefano Benni. La prima edizione risale addirittura al 1976 eppure questo libro non ha perso nulla della sua originale spinta emotiva e rimane qualcosa di assolutamente fantastico.
Uno spaccato di umanità, quella più semplice e umile, con un pizzico di divertente demenzialità. Un cocktail di umori, caratteri e personaggi che vivono all'interno del Bar Sport le ore del tempo libero in compagnia degli amici più cari (che bei tempi quelli).
Dentro al Bar puoi incontrare il "tecnico", famoso esperto di calcio (più o meno), il "playboy",  che vive per lo più di storie inventate ma bellissime, il "cinno", il ragazzo di bottega sempre abraso per le numerose cadute dalla bici ma anche le vecchiette che tutto vedono e tutto sanno.
Insomma c'è tutta quella umanità vera che ci siamo perduti col passare del tempo, ma che, quelli vecchi come me, ancora ricordano.
Un capolavoro immortale di Stefano Benni che resta un punto fermo nella letteratura italia un po' come "la Luisona", una pasta che sta ferma all'interno della sua teca da tempo immemorabile, tanto da entrare anche a lei a fare parte della strampalata famiglia del Bar Sport.
Buona lettura.

 

sabato 14 novembre 2020

Recensione "Silenzio assoluto" di Frank Schatzing



"Silenzio assoluto" di Frank Schatzing

Vi è mai capitato di acquistare un libro di un autore che non conoscete solo perché vi intriga la copertina? Oppure perché qualcuno ve lo ha suggerito, o vi è piaciuto il titolo? Io si, spesso. Anche questa volta...beh, non proprio. Questo libro l'ho comprato leggendo i commenti sulla quarta di copertina, quattro commenti entusiastici che lodavano il complicato intrigo della trama e "l'adrenalina regalata sin dalla prima pagina".
Niente di più lontano dalla realtà.
Intendiamoci, il libro è scritto benissimo. Tutti i personaggi sono minuziosamente delineati, il periodo temporale, quello immediatamente successivo alla guerra del Kosovo, è ampiamente discusso e la città di Colonia e il suo nuovo aeroporto (nuovo a quei tempi) tratteggiati in maniera esemplare. Ma è proprio questo il problema. Un Thriller deve avere al centro del racconto l'azione e i colpi di scena. Il brivido e l'inaspettato. I personaggi sono importanti, certo, ma il libro sarebbe di certo più bello se questi fossero sviluppati insieme alla trama del racconto.
Oltre seicento pagine scritte molto bene ma con ben poca azione. Si legge senza stancarsi è vero, ma si è sempre in attesa di un colpo di scena o che accada qualcosa di inaspettato.
Poi, intorno alla pagina cinquecento (parola più, parola meno), accade finalmente qualcosa e la trama prende vita.
Insomma, un bel po di tempo e di pagine.
Ma non è tutto. Addirittura il super cattivo (uno così c'è sempre), quello che tira le fila per intenderci, non è mai svelato. Si rimane ancora una volta con l'amaro in bocca.
Bella invece l'appendice che spiega molto dettagliatamente alcuni aspetti inerenti al periodo dei fatti in cui si svolge la storia e che spesso ci !piace" dimenticare.
Allora alla fine: Rileggerei questo libro? No di certo
Comprerò un altro libro di  Frank Schatzing?: Spero di si, non si deve mai giudicare uno scrittore da un solo libro.
Quindi...buona lettura.

 

sabato 7 novembre 2020

Recensione film "Moschettieri del Re. La penultima missione"




I 4 moschettieri 20 anni dopo. Invecchiati, stanchi, dimenticati perseguitati dal loro passato e spiazzati dalle difficoltà della vita.
Detta in questo modo la situazione sembra davvero triste e disperata.
Ma per fortuna non è così.
La Regina madre (Margherita Buy) del Re Luigi IV e sposa di Luigi III (questa era semplice), li richiama a corte per una ultima (penultima?) missione. Cercare di salvare quella parte di sudditi che non si piegano ai diktat del cardinale Mazzarino (Alessandro Haber).
Per questo motivo D'Artagnan (Pierfrancesco Favino), maialaro dal linguaggio improbabile, Porthos (Valerio Mastrandrea), tossico smagrito e smarrito nell'anima, Aramis (Sergio Rubini), perennemente in bilico tra religione e missione ed infine Athos (Rocco Papaleo), leader del gruppo, bisessuale e malato, partono per compiere una missione non priva di incidenti e colpi di scena.
In mezzo alla battaglia, dove finalmente vedremo i nostri eroi imbracciare un moschetto (da qui il nome moschettieri), ritroveranno lo spirito perduto e si riavvicineranno gli uni agli altri legati da una amicizia talmente forte e profonda che nemmeno il tempo  e la distanza può dissolvere.
Buona visione.

 

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