Che cosa scatta nella mente di una persona?
Quale demone prende il sopravvento? Cosa lo fa emergere? Cosa fa scattare la molla, cosa spinge una persona a fare tutte quelle cose orribili che non si sarebbe mai sognato di fare? Quale demone si impossessa di noi così in profondità da farci indossare addirittura una cintura esplosiva e uccidere delle persone innocenti?
Questo pensava mente la mannaia calava con forza rompendo ossa carne e sangue.
Un mostro, questo era diventato. Ma era davvero tutta colpa sua?
Gli avevano tolto ogni cosa, il lavoro, la famiglia, la dignità, ogni cosa. Ecco, quella sua disperazione aveva socchiuso la porta dell’antro oscuro dove il demone era stato sigillato e dal quale non sarebbe mai dovuto uscire.
Ma il demone ne aveva approfittato, immediatamente. Aveva spalancato la porta e si era gettato come un animale sull’anima distruggendola, strappandola via dalla carne e dal sangue e aveva preso il sopravvento.
Il sangue gocciolava dal tavolo fino a terra a formare una pozza informe di liquido rosso scarlatto mentre l’uomo si asciugava la fronte con l’avambraccio imprigionato dello spesso guanto di lattice blu.
Ancora un colpo secco di mannaia e il braccio finalmente cade a terra.
Il demone ride, ride forte dentro la sua testa mentre si muove alla velocità della luce e arriva in ogni angolo del cervello anche quello più nascosto, anche quello che ancora non era stato infettato, corrotto. Il demone è forte, spietato. Lo guida, guida i suoi pensieri, la sua volontà, guida il braccio che stringe la mannaia insanguinata che colpisce ancora.
Gli schizzi di sangue sono dappertutto oramai. Sul muro dietro di lui, sul pavimento e anche sul grembiule di plastica rigida che indossa per proteggersi.
Ma proteggersi da cosa? Oramai non ha più nulla da cui proteggersi.
Un sorriso spunta al lato della bocca. Davvero, sta pensando, il sangue? Mentre il sorriso si tramuta in una risata.
Ma il demone non è d’accordo, niente risate, non si interrompe un lavoro a metà. Bisogna continuare finché il lavoro non è finito. Finché il corpo non è stato smembrato del tutto. Finché lui, il demone, non si riterrà soddisfatto del risultato finale.
La mannaia si abbatte ancora fino a che sul tavolo ricoperto dalla incerata verde non rimane altro che sangue e poltiglia. Respira con calma cose se assaporasse ogni singolo istante, accanto, a terra tre sacchi neri della spazzatura. Tre macabri scrigni che contenevano il frutto del suo instancabile lavoro. Pulì tutto con cura poi gettò tutto nel lavandino.
Sorrise ancora mentre lentamente si accese una sigaretta.
Ma il demone non aveva ancora finito. Con uno scatto fulmineo riprese a rimbalzare nella sua mente così veloce da fare quasi male. Si contorse, poi si allungò, si allargò fino a ricoprire ogni cellula cerebrale. Era furioso.
Con un gesto automatico l’uomo afferrò la pistola e la portò alla tempia poi premette il grilletto. Per un istante credette di vedere il suo cervello spiaccicarsi contro il muro. Sorrise ancora.
Il demone vince sempre.