sabato 26 dicembre 2020

Recensione "Bushido, la via del guerriero"

"Se conosci il tuo avversario e conosci te stesso, potrai combattere cento volte e cento volte vincerai".

Questo è ciò che è scritto nella quarta di copertina di questa raccolta che ci spiega che cosa significhi essere un samurai e curata da Marina Panatero e Tea Pecunia, e lo fa attraverso, non solo una conologia accurata dei più famosi e potenti Daimio, a cui i samurai giuravano fedeltà fino alla morte, ma anche e soprattutto mediante gli stessi samurai che attraverso le loro scuole di spada e i saggi hanno tramandato alle generazioni future l'essenza stessa dell'essere un samurai.

Una storia millenaria che si dipana tra diversi regni e periodi più o meno illuminati con al centro lui, il guerriero votato alla disciplina, alla fedeltà e alla morte. Ma anche il guerriero meditativo, quello che col passare degli anni spesso si rifugia in un monastero, o ne fonda uno lui stesso, che si dedica alla preghiera e all'insegnamento.

La via del guerriero o "Bushido" è il raggiungimento della perfezione dell'essere un samurai, in molti negli anni hanno intrapreso la Via e alcuni hanno cercato di tramandare ai posteri come intraprendarla.

"Ho scoperto che la Via di un samurai è la morte. Quando devi scegliere tra la vita e la morte, è necessario scegliere subito la morte. L'essenza del Bushido è essere pronti a morire, giorno e notte, in ogni istante. Quando un samurai è sempre pronto a morire, è padrone della Via."

Yamamoto Tsunemoto
 

sabato 19 dicembre 2020

Recensione film "Glass"




Questo film è l'ultimo di una trilogia iniziata nel 2000 con "Unbreakable" (il prequel) e proseguita poi nel 2006 con "Split" (crossover dei due film). Tutti i film chiaramente parlano degli stessi personaggi ma, cosa davvero particolare, nessuno dei tre personaggi principali è presente in tutti e tre i film.
A questo punto devo confessarvi una cosa: non sapevo nemmeno ci fossero altri due film che parlavano di questi personaggi, quindi non posso fare paragoni sulle trame o sulle sceneggiature, ma una cosa posso dirvela senza alcun dubbio: non perdetevi la strepitosa performance di James McAvory (Kevin Wendell Crumb) che già abbiamo apprezzato anche nei panni del Professor X negli ultimi X-Man.
Per il resto il film scorre via senza grandi scossoni e senza grosse emozioni. Un film senza lode e senza infamia che però potrebbe avere tutt'altra complessità se messo in relazione agli atri due film della trilogia.
Buona visione.

 

sabato 12 dicembre 2020

Recensione "La confraternita delle ossa" di Paolo Roversi


La foto dice tutto. Se sei in aereo e lo stai leggendo riesci a perderti tra le sue pagine lasciando il resto del mondo al di fuori.
Un thriller, così come un giallo, non è semplice da recensire, ma io voglio farlo lo stesso.
Inizia tutto a capodanno del 2011 (anno importante che ha ridisegnato gli equilibri mondiali) e finisce nel 2012 e con questo ho detto tutto, no?
No di certo.
In effetti ci sono altre cose da sottolineare. Ad esempio il fatto che l'autore ci trascina lentamente all'interno delle storia che poi riesce ad avvolgerci e a sconvolgerci con i suoi puntuali colpi di scena.
Ad esempio il fatto che i personaggi, dei veri personaggi tridimensionali e di spessore, si muovono dentro ad una Milano ben descritta ma che tuttavia rimane sullo sfondo e ci accompagna un po come gli sfondi sfumati dei quadri di Leonardo Da Vinci. Presenti, visibili, eppure non ingombranti e che danno ancora più risalto al soggetto in primo piano.
Insomma un libro bello, importante e soprattutto scritto benissimo e che ci fa capire che se in Italia tutti si sentono degli scrittori, me compreso, sono pochi, ma molto bravi, quelli che lo sono veramente come lo è Paolo Roversi.
Il resto lo lascio scoprire a voi, credetemi, non vi deluderà.
Ora non ci resta che affrontare l'ultima questione: "La confraternita delle ossa" e bello a tal punto da indurmi a comprare un altro libro dello stesso autore?
Si, senza alcun dubbio!
Buona lettura a tutti.

 

martedì 8 dicembre 2020

Recensione film "Lupin III The First"


Partiamo dal fatto che "Lupin III The First" film di animazione giapponese con la regia di Takashi Yamazaki ha avuto una tribolata data di uscita. Anzi, al cinema non è uscito proprio a causa del Covid-19. Tuttavia dal 15 settembre è disponibile su Amazon Prime, ed io non me lo sono fatto scappare..

La storia è molto bella, intrigante e con i giusti colpi di scena. Ci sono i cattivi cattivi (i nazisti che tentano di riconquistare il potere), ci sono i buoni buoni (l'ispettore Zenigata e la giovane Laetitia) e poi c'è Lupin III e la sua Banda (i cattivi molto buoni).

La grafica è perfetta al punto che a volte ci si dimentica di stare guardando un film di animazione, la trama è ottima, divertente ma anche coinvolgente.... ma, è un piccolo ma, tuttavia per me vale molto, perché con questo film si riscrive un pò la storia cronologica di Lupin III che tutti noi siamo abituati a collocare in un periodo che va dalla fine degli anni settanta (1971 in Giappone 1979 in Italia) ai giorni nostri, mentre qui è collocato negli anni sessanta.

Probabilmente solo perché altrimenti la fugace apparizione di un anziano Hitler (doppiato da Marco Mete) non sarebbe stata possibile.

Ad ogni modo sono 93 minuti assolutamente da non perdere per chi ama questo meraviglioso franchise a partire dalle sigla.

Buona visione.

 

sabato 5 dicembre 2020

Daimonas


 

 

 

Che cosa scatta nella mente di una persona?
Quale demone prende il sopravvento? Cosa lo fa emergere? Cosa fa scattare la molla, cosa spinge una persona a fare tutte quelle cose orribili che non si sarebbe mai sognato di fare? Quale demone si impossessa di noi così in profondità da farci indossare addirittura una cintura esplosiva e uccidere delle persone innocenti?
Questo pensava mente la mannaia calava con forza rompendo ossa carne e sangue.
Un mostro, questo era diventato. Ma era davvero tutta colpa sua?
Gli avevano tolto ogni cosa, il lavoro, la famiglia, la dignità, ogni cosa. Ecco, quella sua disperazione aveva socchiuso la porta dell’antro oscuro dove il demone era stato sigillato e dal quale non sarebbe mai dovuto uscire.
Ma il demone ne aveva approfittato, immediatamente. Aveva spalancato la porta e si era gettato come un animale sull’anima distruggendola, strappandola via dalla carne e dal sangue e aveva preso il sopravvento.
Il sangue gocciolava dal tavolo fino a terra a formare una pozza informe di liquido rosso scarlatto mentre l’uomo si asciugava la fronte con l’avambraccio imprigionato dello spesso guanto di lattice blu.
Ancora un colpo secco di mannaia e il braccio finalmente cade a terra.
Il demone ride, ride forte dentro la sua testa mentre si muove alla velocità della luce e arriva in ogni angolo del cervello anche quello più nascosto, anche quello che ancora non era stato infettato, corrotto. Il demone è forte, spietato. Lo guida, guida i suoi pensieri, la sua volontà, guida il braccio che stringe la mannaia insanguinata che colpisce ancora.
Gli schizzi di sangue sono dappertutto oramai. Sul muro dietro di lui, sul pavimento e anche sul grembiule di plastica rigida che indossa per proteggersi.
Ma proteggersi da cosa? Oramai non ha più nulla da cui proteggersi.
Un sorriso spunta al lato della bocca. Davvero, sta pensando, il sangue? Mentre il sorriso si tramuta in una risata.
Ma il demone non è d’accordo, niente risate, non si interrompe un lavoro a metà. Bisogna continuare finché il lavoro non è finito. Finché il corpo non è stato smembrato del tutto. Finché lui, il demone, non si riterrà soddisfatto del risultato finale.
La mannaia si abbatte ancora fino a che sul tavolo ricoperto dalla incerata verde non rimane altro che sangue e poltiglia. Respira con calma cose se assaporasse ogni singolo istante, accanto, a terra tre sacchi neri della spazzatura. Tre macabri scrigni che contenevano il frutto del suo instancabile lavoro. Pulì tutto con cura poi gettò tutto nel lavandino.
Sorrise ancora mentre lentamente si accese una sigaretta.
Ma il demone non aveva ancora finito. Con uno scatto fulmineo riprese a rimbalzare nella sua mente così veloce da fare quasi male. Si contorse, poi si allungò, si allargò fino a ricoprire ogni cellula cerebrale. Era furioso.
Con un gesto automatico l’uomo afferrò la pistola e la portò alla tempia poi premette il grilletto. Per un istante credette di vedere il suo cervello spiaccicarsi contro il muro. Sorrise ancora.
Il demone vince sempre.

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