Come ogni libro scritto da Andrea Camilleri anche "La mossa del cavallo" è pieno zeppo di frasi, modi di dire e attegguamenti legati alla propria terra. Ma con questo libro Camilleri ha fatto una specie di doppio salto mortale perché oltre alle tante citazioni dialettali siciliane, che non per tutti sono facili da capire, il protagonista (Giovanni Bovara ispettore capo ai mulini di Montelusa) da bambino si è trasferito con la famiglia a Genova dove è cresciuto e quindi, sebbene si esprima in italiano o talvolta in dialetto sicilano, quando pensa lo fa in genovese (cosa che lo rende immune dalle tante vicissitudini del luogo ma che al contempo lo estranea dalle dinamiche della delinquenza locale) e, credetemi, se avete difficoltà con il siciliano allora ne avrete pure e forse di più, col genovese.
Tuttavia i dialoghi sono belli, veri e radicati nell'intimo del personagggi, che sono tutti di un certo spessore tanté che nel 2018 la RAI ne ha ricavato un film TV dal titolo "La mossa del cavallo. C'era una volta Vigata".
"La mossa del cavallo" è uno spaccato vero e sincero (tratto da una storia vera come spesso accade nei racconti di Camilleri) che ci rimanda ad un'epoca lontana (1876) ma putroppo sempre attuale.
Buona lettura.
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