Qualcuno
potrebbe meravigliarsi del fatto che un autore morto nel 2001 possa continuare a sfornare libri con questa cadenza; un libro
ogni due anni. Qualcuno potrà pensare che, come già accaduto per
altri autori, e come in parte accadrà anche allo stesso Ludulm col passare degli anni, dietro a queste nuove uscite possa nascondersi un giovane autore e che di
Robert Ludlum ci sia solamente la firma.
A questo proposito possiamo
dire che Ludlum è stato fin dagli esordi, nei primi anni settanta,
un autore molto prolifico, al punto che agli inizi della carriera per
poter pubblicare un libro all’anno, tanto scriveva e ha continuato a
scrivere, ha dovuto usare alcuni pseudonimi. Quindi questo romanzo
uscito postumo non ci meraviglia più di tanto.
Ciò
che ci meraviglia invece è lo stile che Ludlum ha usato in questo libro che sembra leggermente sottotono e alcune volte persino ripetitivo.
Fortunatamente la storia, un fitto intrigo internazionale come nelle
corde dell’autore, è avvincente e, purtroppo come accade fin troppo spesso
nei romanzi di Ludlum, credibile.
La
storia gira tutta intorno a Paul Janson, ex militare poi passato al
controspionaggio, che arrivato alla soglia della mezza età abbandona la sua vecchia vita e inizia a collaborare con una serie di grandi
industrie americane che gli affidano l’organizzazione della loro
sicurezza interna. Sullo sfondo il ricordo della guerra. Tuttavia, in modo del tutto inaspettato, Paul Janson è costretto ad affrontare una nuova missione, salvare Peter Novak, premio Nobel per la pace che in passato gli salvato la vita in Libano ma che ora è in mano ad un pericoloso terrorista che si fa chiamare "Il Califfo".
Dopo mille peripezie Paul Janson riesce a trovare il suo amico e a sottrarlo a "Il Califfo", ma appena l'aereo che doveva portare in salvo Peter Novak decolla un missile lo abbatte.
Ecco, questa è solo l'introduzione alle oltre settecento pagine de "La direttiva" che il mestro e signore indiscusso dell'intrigo internazionale ci regala ancora una volta.
Buona lettura.