sabato 31 ottobre 2020

Recensione "Strade insanguinate" di Stuart MacBride



Il poco più che cinquantenne Stuart MacBride, srittore scozzese di nascita, ha già superato i quindici romanzi pubblicati i più famosi dei quali si intrecciano con la vita e le esperienze del prima sergente e poi ispettore Logan McRae. Anche "Strade Insanguinate" fa parte del questo filone. 

All'interno di questo romanzo "Giallo-thriller", oltre ad un intreccio di strorie e di cadaveri, c'è anche uno spaccato molto vero della Scozia (almeno quella di Aberdeen), fatto di campagne e di pioggia, di freddo, di tiepido sole e di cieli tersi.

Ma non è ancora tutto. Stuart MacBride sa essere cinico, spietato, diretto ma anche leggero e nelle sue pagine si ritrova piacevolemente il tipico humor inglese. "Stade insanguinate" è coinvolgente con diversi colpi di scena, indagini difficili che spesso sembrano tornare al punto di partenza, anche se non è così e un finale dal ritmo serrato. Insomma c'è tutto quello che ci si aspetta di trovare in un buon thriller. Tutto tutto non direi.....

Anche se ho letto tutto di un fiato questo libro devo dire che in tutta onesta mi sarei aspettato di trovare un cattivo ben delineato, che fosse da ostacolo alle indagini e che fosse pericoloso in qualche modo per il protagonista (o per chi gli sta accanto). Invece Stuart MacBride ne ha fatto a meno.

Una sua scelta, certo, ma che forse toglie qualcosa alla trama negandoci una controparte degna di questo nome e che, in questo modo, spinge "Strade insanguinate" nella direzione del "Giallo" discostandolo decisamente dal "Thiller" (anche se sulla copertina viene definito proprio così).

Buona lettura.

 

domenica 25 ottobre 2020

Recensione film "Iron Man"





Lo so, questo non ve lo aspettavate.
In fondo a cosa serve la recensione di un film del 2008. Ed invece serve eccome. Perché Iron Man è stato il primo film della infinita serie di film Marvel dedicata ai vendicatori (ben 22) e che si sta concludendo in questi giorni con l'ultimo film degli Avengers.
A distanza di tanti anni e dopo averlo rivisto mi sono chiesto: Perché Iron Man?
Perché iniziare una cavalcata tanto lunga proprio così? Insomma non era meglio iniziare con Capitan America? Non per niente è lui il primo vendicatore. Oppure con Spider Man che già godeva di una grande popolarità?
Per due buoni motivi. Tony Stark è un venditore di morte, fondamentalmente un cattivo, sebbene non del tutto consapevole del proprio ruolo, che ha una epifania. Capisce che deve smettere di vendere morte e arma se stesso a difesa dei più deboli. Bello no?
Si, lo capisco è un classico.
Il secondo motivo è che a differenza degli attori che mano a mano vestiranno i panni degli altri vendicatori Robert Doweney Jr. è già una star. In declino, certo, ma pur sempre un nome conosciuto e capace di attirare milioni di persone ai botteghini dei cinema.
Ad ogni modo, sebbene la trama del film è un classico dualismo buono (cattivo) contro cattivo (cattivo) il film è ben girato, con un ritmo perfetto e con un Robert Doweney Jr. praticamente perfetto nei panni di Tony Stark.
Iron Man è un esordio eccezionale della serie dei vendicatori e la giusta introduzione  dello S.H.I.E.L.D. che ci prende per la mano e ci indirizza all'interno dell'universo della Marvel.
Quindi a chi volesse rivedere questo film auguro Buona Visione.

 

sabato 17 ottobre 2020

Recensione film "Gli Incredibili 2"

 




14 anni!, no dico ci sono voluti ben 14 anni per riuscire a vedere il secondo film della famiglia più incredibile del grande schermo.
Innanzi tutto devo dire che il primo film per me è stato letteralmente straordinario, uno splendido mix tra azione, divertimento e colpi di scena. Ok, a questo punto qualcuno starà già pensando che se questa è la premessa allora questo secondo film non è all'altezza del primo.
Per cominciare nessun sequel è all'altezza del primo, questo è un dato di fatto, perché le aspettative sono sempre maggiori e superarsi non è mai semplice.
Detto questo anche "Gli Incredibili 2" è divertente e pieno di azione.
Inizia esattamente da dove era terminato il primo ma questa volta a risolvere il solito problema costi-benefici delle azioni dei supereroi sarà Elastic Girl. Insomma, lo sappiamo, le donne sanno fare il lavoro di un uomo e lo sanno fare anche meglio.
Per il resto non mi sento di aggiungere altro. Ci sono i supereroi, c'è il cattivo e un sacco di problemi da risolvere.
Buona visione.

sabato 10 ottobre 2020

Recensione film "First man"





Questa è la storia di Neil Armstrong e della missione dell'Apollo 11, ma non la solita storia fatta di scene computerizzate schermi verdi e di ritmi serrati, piuttosto una specie di retrospettiva su ciò che è accaduto dietro le quinte. Su gli umori, le paure, gli amori e le tensioni che hanno avvolto questa storica missione.
Per questo "First man" è differente da tutti gli altri film sin qui girati sull'argomento. Ma non solo. Il regista Damien Chazelle ha voluto portare lo spettatore dentro l'azione con riprese ravvicinate ed in primo piano. In questo film ci si sente parte della missione soprattutto perché ci da la vera prospettiva della realtà. Ci mette di fronte alla possibilità del fallimento e alla paura reale che gli astronauti hanno dovuto sopportare per l'intera missione. Dalla preparazione al primo passo sulla Luna.
Gli attori sono stati tutti all'altezza del compito. Ryan Gosling da spessore e umanità a Neil Armstrong e al dolore che lo ha accompagnato per gran parte della vita dovuto alla perdita della figlia in tenerà età e che ne ha anche indirizzato le scelte di vita.
Infine in questa produzione scompare lo schermo verde sostituito da un gigantesco schermo su cui vengono proiettate le immagini che gli attori vedono durante il volo in perfetto sincro con le riprese e i movimenti della piattaforma mobile. Cosa che fa la differenza non solo per la recitazione degli attori ma anche per lo spettatore.
Insomma se siete curiosi di sapere quello che c'era dietro alla missione dell'Apollo 11 e come ci si è arrivati questo è il film che fa' per voi.

 

sabato 3 ottobre 2020

Recensione film "Jonny English colpisce ancora"



Solitamente ci si ricorda di Rowan Atkinson solo per il suo fortunato personaggio di Mr. Bean. Beh, non è così, ad esempio e' stato anche un magnifico Maigret in TV, e soprattutto è un super agente segreto di Sua Maestà al cinema.
Ok, super è un po' esagerato, lo ammetto, ma in questo terzo capitolo, come nei due precedenti, l'imprevedibilità e la assoluta mancanza di destrezza di Jonny English da vita ad una serie di carambole decisamente divertenti.
Per quelli come me che hanno amato l'ispettore Clouseau di Peter Sellers e la sua comicità fisica ed immediata amerà di certo anche quella di Jonny e di Atkinson. Una disattenzione dietro l'altra, un disastro dietro l'altro, nulla impedirà al nostro eroe, coadiuvato e in qualche modo anche protetto dal fedele  Bough (Ben Miller), suo braccio destro sin dal primo episodio, di portare a termine la propria missione.
Si, perché come nel caso della Pantera Rosa, anche Jonny English alla fine trionfa, ma non è tutto, come nella migliore tradizione dei film di spie, anche lui alla fine conquista la sua Bond Girl.
Quindi Jonny English sconfigge il cattivo di turno (un giovane ricco ed ambizioso che con l'aiuto della tecnologia vuole conquistare il mondo, e come poteva essere altrimenti), conquista la ragazza e ci fa sbellicare dalle risate, cosa volere di più?
Per finire mi sento di sottolineare il fatto che al termine del secondo film "Jonny English la rinascita" Rowan Atkinson aveva dichiarato che mai i poi mai sarebbe tornato ad indossare i panni di Jonny English, ma poi lo ha fatto.
Quindi chissà se ci sarà il quarto capitolo in futuro...

 

giovedì 1 ottobre 2020

Recensione di "Il segno dell'aquila" di Marco Buticchi


"Il segno dell'aquila" di Marco Buticchi

Come si fa a scrivere una recensione di un libro di avventura? Qual'è il limite da non oltrepassare per rendere interessante questa recensione senza esagerare e rovinare tutto?
Mi dispiace, non lo so.
Però so che "Il segno dell'aquila" è davvero un bel libro e non poteva essere altrimenti. Se Marco Butticchi è il principe dell'avventura italiana è proprio perché sa scrivere bene e soprattutto perché sa quello che scrive.
Come al solito l'autore ha diviso il libro in due storie collegate sottilmente da un filo sottile ma molto intrigante. Una storia è attuale mentre l'altra si svolge nel passato.
Quella attuale, come sempre e forse questa è la sua unica pecca, ha come protagonisti i soliti personaggi noti, quelli che accompagnato l'autore da sempre, che conosce bene, e che, almeno a me, purtroppo, hanno iniziato a stancare. Anche in questo libro, come in tutti quelli di Marco Buticchi, si viaggia molto. Medio Oriente, Italia, Brasile... seguendo una trama raffinata e spesso spietata che vede molti dei personaggi perdere tutto e arrivare fin quasi a perdere la propria vita all'inseguimento di una oscura organizzazione legata, ma non troppo, alla chiesa cattolica e che approfitta di questa sua posizione privilegiata per consumare un bieco e feroce traffico di organi umani. Il tutto sotto la guida attenta di un ex alto prelato che risponde al nome di Monsignor Fausto Denagua. (mi sa che ho detto troppo stavolta). Il pericolo, questa volta,  si nasconde dietro ogni angolo, in ogni ombra e non sarà facile uscirne vincitori.
Per il tuffo nel passato, invece, Marco Butticchi ha pensato di collocare il tutto ai tempi del settimo e ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo e anche in questo caso l'autore ci fa viaggiare per tutto il mondo conosciuto all'epoca.
Si parla di Roma, ovviamente, ma anche della Grecia, della Persia che aveva da poco conquistato il quel regno d'Egitto (è qui che si svolgerà gran parte della storia) che non riuscirà più a rialzarsi (a breve anche Roma metterà le mani sull'Egitto quando finalmente espanderà il proprio impero dopo la morte di Cleopatra,  ultima discendente della famiglia di Tolomei e di Alessandro Magno.
Ma secondo me anche in questa parte della storia si può trovare una pecca.
Quale?
La sfortuna che perseguita il protagonista e i suoi amici, troppa sfortuna!
Tuttavia entrambe le storie sono ben delineate ed avvincenti e il libro si lascia leggere tutto di un fiato e ci coinvolge e ci spinge ad andare avanti nella lettura fino ad arrivare alla fine.
Ben fatto Marco Buticchi.

 

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